IGOR Strawinskj odiava Verdi. Lo considerava un musicista dozzinale. Fu Theodor Adorno che gli consigliò di leggersi la partitura di “Rigoletto”. Strawinskj la lesse e la rilesse una seconda volta e sentenziò: “Un capolavoro perfetto”. Arturo Toscanini diceva che “Rigoletto” era un capolavoro tale che avrebbe potuto reggere all’urto di quattro “cantanti muti”. Orbene: l’altra sera, tra i marmi dei Civici Musei, dinnanzi ad un foltissimo pubblico il capolavoro verdiano è stato riproposto in forma semiscenica e con gli opportuni tagli (pochi per la verità) raccogliendo i più vigorosi ed unanimi consensi, tradottisi in applausi a scena parte ed alla fine di ogni atto. La regia di Paolo Borgognone ha assecondato la comprensione dell’opera, il pianista Matteo Cavicchini (quanto è difficile accompagnare una intera opera), la dolce arpista Carla They e il percussionista Roldano Innocente hanno supplito alla parte orchestrale. Li conoscevamo e quindi li abbiamo accettati per lo sforzo che hanno dovuto compiere. Ma il successo di “Rigoletto” è dipeso soprattutto dall’impegno dei cantanti. Su tutti ha primeggiato il giovane soprano giapponese Azusa Kinaschi. Una vera rivelazione non solo per le qualità vocali espresse, ma soprattutto per la sua tecnica tanto da imporsi come un vero e proprio soprano coloratura di antica memoria. E’ stata applaudittissima dopo il “Caro nome”, da lei eseguito con raffinata proprietà. Il protagonista dell’opera era il baritono Valentino Salvini, un parmigiano scafato, esperto e pure dotato di buona voce e forte sensibilità artistica. Dicono che canti nel coro del Regio. Toscanini diceva che ciascun corista parmigiano sarebbe stato una stella del Metropolitan. Esagerava. Ma Salvini si è meritato tutti gli applausi che gli sono piovuti addosso per tutta la durata dell’opera. Naturalmente è stato uragano dopo la “vendetta”. Il tenore Renzo Costi ci è sembrato un po’ affaticato, certo che il Duca di Mantova non è nemorino. Nel molo dì Maddalena ha debuttato la reggiana Benedetta Mazzuccato. Si farà. Bene gli altri, come scriveva Mila. Si è quindi chiusa positivamente la rassegna “Bozzetti Lirici”. Si continui.
GIORNALE DI REGGIO sabato 1 agosto 2009 Umberto Bonaffini