LA RECENSIONE: Bel concerto della musicista parmigiana al Teatro Ariosto Un programma raffinato, apprezzato dal pubblico
A volte l’arte, quella vera, sceglie percorsi insoliti per farsi apprezzare ad alti livelli. Come è accaduto sabato scorso al Teatro Ariosto. La festa dello Zonta d’Oro, che dal 1985 viene celebrata insieme alle coppie che hanno superato il traguardo dei cinquantanni di matrimonio, ha offerto al pubblico presente – quasi a sorpresa – la possibilità di scoprire il fascino dell’arpa e di gustarne le infinite possibilità espressive. A farsene interprete è stata Carla They, arpista parmigiana la cui fama ha superato i confini nazionali, grazie ai concerti che ha tenuto in diversi Paesi europei. Per il secondo anno consecutivo la giovane musicista è stata chiamata a fare da colonna sonora della sobria, ma commovente cerimonia organizzata dallo Zonta Club. Il concerto di Carla They si è svolto in due parti: la prima ha avuto il compito di dare una sorta di benvenuto agli spettatori. Per questa fase la scelta è caduta su pagine originariamente create per arpa celtica: melodie semplici, di chiara impronta popolare, ma accattivanti e dall’interessante costruzione armonica. Proposti con l’arpa classica, i brani nulla perdono delle loro caratteristiche naturali. Anzi, l’esecuzione stilisticamente e tecnicamente rigorosa della They li arricchisce, ammantandoli di sonorità intense, ma allo stesso tempo lievi e fruibili da tutti. Dopo la simbolica premiazione degli sposi che hanno felicemente raggiunto le nozze d’oro e il saluto del sindaco Graziano Delrio, ha avuto inizio la seconda parte del concerto. E qui Carla They ha attinto al meglio del suo repertorio, alternando composizioni classiche (Canone di Pachelbel), celebri musiche da film, canzoni immortali napoletane e non. Particolarmente emozionante è stata la sua interpretazione della Chanson dans la nuit, di Carlos Salzedo, famoso arpista e compositore attivo nella prima metà del Novecento. Uno spartito assai complesso, che risente chiaramente dell’influenza dei movimenti innovativi dell’epoca (in alcune battute l’arpa è usata come fosse uno strumento a percussione), ma che mantiene per tutta la durata una palpabile tensione alla quale l’ascoltatore non può sottrarsi. Proprio in questo difficile brano è stato possibile apprezzare appieno la preparazione e la sicurezza, talvolta virtuosistica, di Carla They, che lo ha eseguito con serenità e concentrazione. Il finale è stato riservato a canzoni di enorme popolarità, che hanno entusiasmato il pubblico. Il fatto che la stessa They abbia curato personalmente le trascrizioni dalla partitura orchestrale allo spartito per arpa sola – lavoro di grande delicatezza e responsabilità – fa sì che queste musiche diventino in qualche modo “sue”, e questa identificazione viene trasmessa anche agli spettatori, che ne restano coinvolti e reagiscono con calore, suggellando così un bel momento di grande musica.
L’INFORMAZIONE sabato 21 maggio 2007 di Paolo Borgognone